Eg. Vito. Confesso che sono rimasto sorpreso dalla vostra professionalità e gentilezza: anche le piccole incomprensioni fisiologiche sono state risolte nel reciproco rispetto. Porgo i più sinceri ringraziamenti e spero vivamente nel vostro dichiarato impegno per la distribuzione del libro. Al proposito, da esordiente ottantacinquenne straniero nel campo della letteratura ci metto del mio, ma comprenderete che non è roba di tutti giorni. Nel salutarvi più che cordialmente, faccio a me e a voi un reciproco buon lavoro e tanta buona fortuna. Enrico Corti
"Autodidatta con licenza elementare, già al lavoro a tredici anni a causa di ristrettezze familiari (1946); garzone, operaio, operaio specializzato, capo-reparto, artigiano autonomo nel settore mobiliere Brianteo. Operaio metalmeccanico. Licenziato; dirigente nella Cgil di Milano dal 1963 al 1980; poi a Roma, alla Confederazione Nazionale, sino al 2001. Per la sua formazione sociale e culturale sono stati determinanti i 38 anni passati nel sindacato, dove ha conosciuto e ha discusso con migliaia di lavoratori dl tutte le categorie, pubbliche e private; indubbiamente determinanti nello sviluppo del suo carattere e della sua coscienza; da timido schivo a combattente con temperamento. Ma il DNA gli è stato riformato strutturalmente nei 17 anni passati sui luoghi di lavoro; è lì che gli è stato plasmato il principio della solidarietà; dello stare assieme; dell’appartenenza alla classe operaia, necessariamente conflittuale se vuole riscattare le sue condizioni; di intendere la politica come dovere e non come interesse verso il particolare. Il suo slogan è stato “la busta paga unisce; il potere economico e i partiti dividono”. Ma oramai l’autore ha preso atto che il suo slogan sta perdendo la battaglia perché la società del libero mercato è dominata dall’egoismo e dall’indifferenza; mentre il progresso tecnologico non aiuta l’eguaglianza tra i popoli. Anzi! Favorisce i pochi padroni del vapore e solo marginalmente i subalterni. Ecco perché i cenni biografici di Enrico Corti sono obbligatoriamente intrecciati con quelli dell’amara umana società. Il suo unico sollievo: la speranza che non muore.