Enrico Somma è il “giornalista senza giacca e cravatta” (autore dei pamphlet “Potrebbe Il Csm...?” e “I tabù delle mafie”, Europa Edizioni, Roma 2016) redarguito dal Gip che s’inventò una legge inesistente ordinandone il rinvio a giudizio (diffamazione d’una parente del “ministro degli appalti della mafia”), in contrasto con tre richieste della Procura di Caselli e Grasso, che ne chiese il proscioglimento su un “articolo veridico in ogni sua parte (...)”, d'“indubbio pubblico interesse della notizia”, etc. (pm Recchione con controfirma di Pignatone). Seguirono: 1) proscioglimento (Gup Morosini, che avrebbe fatto scattare il reato di calunnia per la parente dell’“ex ministro”) e dichiarazioni d’un magistrato ex assistente universitario del prof. avvocato dell’“ex ministro” (che con Orlando attaccò Falcone alla vigilia delle stragi), nonché collega d’un “cugino” dell’“ex ministro” (ricalcate dal maestro); 2) il processo con assoluzione (giudice Tricoli); 3) e 4) denunce al CSM e alla Procura, dove intanto il “cugino” saliva al vertice, restando al suo posto nel procedimento in cui Somma fu Parte Offesa, documentando pure la solidarietà del pres. dell’Ordine Giornalisti Sicilia Bent Parodi, di sindacati giornalisti e addirittura di presidenti di Commissione Antimafia (onn. Lumia e Forgione) prima e dopo l’assoluzione.