Maria Antonietta Donnadio È stato in quinto ginnasio, durante un pomeriggio di studio, che un’idea mi ha attraversata, dicendomi quanto sarebbe stato bello scrivere, non nel senso comune del termine, ma nel senso di dare forma ai sentimenti, alle atmosfere e alle storie con la scrittura. Dopo quella prima luce, ho cominciato a scrivere diari e poesie che ricordo come un po’ allucinati e farneticanti. Non ero in preda a sostanze, ma degli eventi duri della vita, che nella mia si sono manifestati ben presto. Gli studi universitari scientifici in seguito mi hanno distolta da quella creatività, anzi l’ho dovuta proprio reprimere. Solo che sogni e anche incubi si lasciavano ricordare spesso al risveglio come campanelli d’allarme suonati per dirmi, che mi stavo facendo male. Infine la scrittura ha preso il sopravvento, la mia resistenza si è annullata. Il cuneo freddo, che mi ero piantata in fondo all’anima ha dovuto sciogliersi sotto il fuoco di una passione adolescenziale.