Caro Vito come avrai letto dal mio curriculum la mia lunga vita, come tutte le vite, è stata un faticoso cammino di esperienze più o meno positive, l'esperienza deriva dai nostri errori e delle relative correzioni, ma ho sempre tenuto presente ciò che diceva Oriana Fallaci: "Non si fa il proprio dovere perchè qualcuno ti dica grazie, lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità" Bene, io devo dire grazie a te e a tutti i tuoi "ragazzi", a Barbara, Michele, Gianpiero, Franco, Giuseppe, Ivana e Carlo che mi sono stati vicini in questo mese di gestazione e ancor prima all'inizio dell'anno quando mi sono rivolto a voi e mi avete mandato la copia omaggio che ho molto apprezzato. Alla prossima avventura, se sarò ancora in grado di scrivere un romanzo e se avrò i mezzi per poterla realizzare. Jano (per gli amici)
"Nato a Sassari il 21 gennaio 1941 si è sposato nel 1968; ha due figli e quattro nipoti. Ha vissuto a Brescia dal 1950 al 1963, diplomandosi in Ragioneria nel 1961. È stato ufficiale di complemento sottotenente di Fanteria tra il 1962 e il 1963 a Trieste, iscritto all’Unuci. Ha lavorato prima alla Fiat di Verona dal 1964 al 1972 e successivamente a quella di Pavia dal 1972 al 1976. Candidato alle elezioni politiche del 1976, nello stesso anno ha conseguito la laurea in Economia e Commercio. È stato funzionario Marketing alla Fiat Direzione Commerciale Italia a Torino dal 1977 al 1994, capo redattore dell’House Organ Autoggi per la rete di vendita italiana. Prepensionato comincia la sua seconda vita, tesserato atleta e dirigente della Fidal dal 1980, diventa giornalista sportivo prima presso Sprint e Sport, poi Piemonte Sportivo e Luna Nuova, partecipa a sessantatré maratone e due 100km, nel 1998 viene iscritto nell’albo dei Giornalisti pubblicisti. Oscar Press Fidal nel 2015, attualmente è addetto stampa della Safatletica, collabora con la trasmissione televisiva settimanale “Piemonte in corsa” su GRP e pubblica alcuni articoli su podisti.net. Nel 2001 partecipa ai Giochi d’argento della città di Torino come atleta e come scrittore nei Diari d’argento; il suo racconto “Castelli di carte” viene pubblicato. Nel 2013, terminata la collaborazione coi giornali locali, torna la passione per la scrittura (in gioventù aveva scritto due tragedie “Morire per vivere” e “Una fenice è volata a Eliopoli” fortunatamente irrintracciabili) e su appunti del 1977 relativi alla ballata di Roberto Vecchioni, scrive il suo primo romanzo “Il labirinto di Samarcanda”, che ottiene una menzione d’onore al Premio Nazionale “Villotte: storie in cammino… un cammino di storia” nel 2018. Nell’occasione viene a contatto con gli esuli giuliani e il loro dramma, di cui aveva già avuto menzione a Trieste e comincia a studiare i documenti relativi all’immane tragedia, una “sciagura nazionale” come l’ha definita il Presidente Sergio Mattarella nel Giorno del ricordo.