Che cosa accomuna il filosofo Karl Jaspers e il sociologo Norbert Elias? Entrambi sono stati studiosi profondamente immersi nella realtà storica del loro tempo, mossi da profonde curiosità e interessi di varia natura: esistenziali, sociali, filosofici nonché storici. Il loro punto di partenza è proprio l’uomo in carne ed ossa, il quale occupa una posizione centrale e distintiva rispetto a tutti gli altri esseri viventi, e la realtà concreta, vista come un processo, un divenire, un insieme di possibilità e di scelte, di rapporti di interdipendenza reciproca. Entrambi hanno il merito di rivalutare il rapporto tra l’individuo e la società: l’uomo vive in interdipendenza con gli altri, in rapporti di collaborazione, relazione e reciproco scambio, non solo umano ma anche materiale. Esistere quindi non è congedarsi dalla situazione concreta, considerandosi come una astratta soggettività, senza tempo e senza storia. Ma è porsi in relazione a ciò che, nella situazione concreta, si annuncia. Per Jaspers questo porsi sarà un andare oltre, un trascendere e uno scegliere liberamente e ciò potrà avvenire soltanto in una società democratica. Per Elias invece sarà un vivere in un insieme di interdipendenze con l’altro, relazioni che danno vita a configurazioni sociali autonome. Se per Elias spesso è la natura della relazione di tale configurazione a determinare una specifica struttura sociale, della quale spesso l’uomo non ne è né consapevole né responsabile, per Jaspers l’uomo, con la libertà trascendentale, può diventare sé stesso e non essere una semplice vittima del tempo, può invece indicare un cammino, innanzitutto personale, ma un cammino che può condividere ed essere partecipativo degli altri. Cercare di comprendere l’individuo separato dalla trama sociale è, quindi, un errore, dal momento che uomo e società sono intimamente correlati, e l’uno non può esistere senza l’altro.