“Siamo nel tempo della sospensione della dialettica tra gli artisti. Il tempo rappresentazione sterile di un linguaggio che è già stato. I sudditi trattano il re (l’addetto ai lavori), come se fosse tale, nell’illusione che il suo ruolo sia un riconoscimento dovuto. Il linguaggio dell’artista servirebbe per interrompere la simbologia del pregresso che frena l’adattamento al tempo. Serve il trauma d’artista per sfuggire alla simbolizzazione corrente. La realtà del linguaggio d’artista è la pietra su cui fare inciampare e cadere l’intermediazione Accademica fatta mercato, è la presa d’atto dell’insuccesso del linguaggio d’artista intermediato dal mercato e dai suoi professionisti. Bisogna chiedersi perché tale processo si è ordinato, e strutturalmente limitato. Un sistema culturale e artistico, che sia intelligenza collettiva, ben calibrata sulle problematiche dei luoghi e delle aree d’intervento, è certamente più funzionale di una rappresentanza collegiale di menti di “addetti ai lavori”, che nel nome dei loro interessi individuali di mercato, legati alla “libera professione”muovono un sistema economico nella direzione dell’omissione dell’arte in quanto ricerca di una estetica etica e condivisa del proprio tempo.”
Grande!!!!!