“Suora, prendete mia figlia e vedrete che mia figlia non zoppica, vola!” Questa frase fece effetto sulla Madre Superiora, perché finalmente accettò di accogliermi nel collegio. È inutile dire che io mi sentivo come l’anatroccolo in mezzo ai cigni, se consideriamo pure il fatto che anche nel parlare e nei comportamenti ero e mi sentivo come una “disadattata”. E, proprio come l’anatroccolo nella fiaba, ero spesso oggetto di scherni da parte delle mie aristocratiche compagne di collegio. Non provavo neanche a difendermi, fortunatamente avevo trovato il mio metodo per essere immune dagli attacchi che venivano da un mondo ostile intorno a me. Mi ero creato il mio mondo di fantasia, dove mi rifugiavo per non sentire il dolore per tutto quello che mi circondava. Devo dire che la cosa funzionava. Vedevo me stessa come una bambina estranea, una conoscente a cui capitavano cose di ogni tipo, e io assistevo impassibile, perché quella bambina non ero io, quindi, che facessero pure tutto il male che volevano, non era a me che lo facevano, ma all’altra.
Un input per affrontare la vita con amore e con il desiderio di vivere le emozioni anche di attimi.