Questo libro descrive dettagliatamente dalle origini, ma in modo facilmente comprensibile, i piccoli e i grandi avvenimenti della storia del Sud d’'Italia, la Napolitania, cioè di quei territori che hanno fatto parte dell'’antico Regno di Napoli.
Gli avvenimenti napolitani sono per lo più ignorati o artatamente mistificati dalla storiografia ufficiale italiana che, facendo del "risorgimento" una religione di Stato, ha educato in questi 150 anni di “unità” i giovani al culto di una serie di miti, di ogni epoca, per lo più inventati e, soprattutto, rappresentati in modo negativo. Questo per coprire il fatto che ai piemontesi, della libertà e della indipendenza degli italiani, non interessava alcunché: il loro obiettivo era quello di espandere i possedimenti territoriali e di utilizzarli ai loro interessi.
La lunghissima storia, più che millenaria, della Napolitania è la storia affascinante, ricca e crudele di un popolo che non aveva mai perso, pur attraverso innumerevoli glorie e devastanti tragedie, la propria identità nazionale. L'’invasione e la conquista piemontese è stata la causa di questa perdita ed è stato il più grave danno subìto dalla popolazione napolitana a causa della forzata unificazione con gli altri popoli della penisola, mai avvenuta prima di allora con altre invasioni, nemmeno sotto la lunga dominazione romana. La violenta e forzata "unità", inoltre, non solo ha eliminato la sua millenaria autonomia, ma anche qualsiasi tipo di opposizione, propagandando, aprioristicamente, per il nord peninsulare egemone, il concetto di una civiltà positiva e organizzata, e per la Napolitania, subalterna, quella negativa.
Particolare descrizione è stata data, con precisione quasi cronologica, ai complicati intrecci che, nel giro di pochi mesi, tra il 1859 e il 1860, portarono alla caduta di uno Stato che aveva invece conseguito, primo tra gli Stati della penisola italiana e in Europa, importanti risultati nello sviluppo economico e sociale.
libro interessante e piacevole