Narra le peripezie affrontate da una ragazza che per svincolarsi da regole sociali limitanti che la famiglia voleva imporle, le disfa tutte e va via di casa in giovanissima età. Si tratta di un percorso di formazione che racconta le vicende di una ragazza nata alla fine degli anni ‘50 in una famiglia contadina che considerava l’istruzione delle donne non importate. La protagonista scredita tutte le regole sociali e, per l’epoca in cui si svolsero i fatti, fa una scelta forte che la pone in una condizione di emarginazione dal gruppo sociale. Le peripezie di Ardua si manifestano già dal nome, che il padre all’anagrafe erroneamente la registra col nome Ardua anziché Adua. Questo da subito indirizza il percorso di formazione che la ragazza deve affrontare. Ardua tuttavia ha una qualità che l’aiuta a sopportare le varie ostilità con estrema leggerezza: la sua innata ironia. Ardua, per riappropriarsi del diritto alla libera espressione di sé, continua gli studi e si laurea in Economia e Commercio. Anche con il percorso accademico, che per l’epoca era appannaggio dei maschi, vuole rimarcare il fatto che una donna è esattamente alla pari di un uomo. Dopo la laurea si candida per un posto vacante come direttore di banca a Pineto, il paese che ama in modo viscerale. Ma per avere una possibilità è costretta ad accettare un master allo Stock Exchange di New York, dove impara benissimo il lavoro di agente in titoli che le permetterà di diventare ricca partendo da una condizione di indigenza sopportata per molti anni. Ma il suo essere sovversivo la porta ad andare contro la legge e a finire in galera, dove riesce a fare pace con sé stessa e a cambiare la sua interiorità.
Una narrazione sulle condizioni sociali credute superate ma che purtroppo sono di estrema attualità.