Il quadro del salotto bello di zia Esterina viene assegnato per legato ereditario al nipote Olmo Marchino, giovane praticante procuratore. Sulla cornice del quadro, il protagonista scopre una scritta che sembra indicare una provenienza misteriosa della tela, raffigurante un inquietante volto celato da un velo. La ricerca delle origini del dipinto diventa, forse solo per un’apparente coincidenza, il percorso esistenziale che coinvolge gli eventi della vita reale, in relazione all’esigenza di dare senso e significato all’esperienza. Il giovane Olmo, scontrandosi con le difficoltà di un presente assediato da egoismi, bugie, relazioni interessate e indifferenze senza scrupoli, intravvede una strada, una stella baluginante oltre i fabbricati di un cielo crepuscolo, che può condurre altrove; una strada che volge non all’esterno di sé, bensì dentro di sé, dove è possibile incontrare e comprendere una diversa rappresentazione dell’esistere, oltre a ciò che appare come vano riflesso, inganno, illusione e vita inautentica.
Bravo, Piero!