Era agli inizi della Pandemia, quando dopo aver visto in seconda serata per l’ennesima volta il film “AMARCORD” del grande Fellini, andai a dormire; mi addormentai, suggestionato dalle immagini che mi passavano per la mente e sognai il mio film “La quarta amica”. Al mattino mi svegliai e, cosa che non mi succede mai, mi ricordavo esattamente tutto il film che mi ero sognato. Decisi allora di fare ricerche e, non so se fu casualità o immaginazione, ma mi ritrovai a scrivere di Gambettola, un paese nella bassa romagnola, che per magia risultò il paese dove vissero i nonni e i genitori di Fellini, poi lui nacque a Rimini; dopo ciò mi misi a scrivere questo racconto di fantasia. Parla di quattro bambine nate tutte nello stesso giorno, il 15 Aprile 1960 nell’Ospedale di Cesena, le loro famiglie vivevano tutte a Gambettola e loro vissero e crebbero sempre assieme. Tutti i loro giochi, i loro studi e le loro esperienze di vita e amorose, sempre assieme nel piccolo paese. Il racconto ci accompagna attraverso i ricordi dagli anni ’60 fino agli anni ’80, con i fatti, gli eventi e le mode. Con ironia e umorismo parla anche della vita del paese, della chiesa e del suo parroco, con un cattolicesimo imperante, in una Romagna rossa e dei suoi circoli politici in stile racconti di Guareschi, i vecchi lavori e i personaggi sanguinei.