Il protagonista è testimone e poeta di un mondo scomparso. Il mondo contadino, dal quale è voluto fuggire per bisogno di emancipazione e di riscatto. Ma il ricordo e la nostalgia non lo hanno mai abbandonato. Il romanzo confessione “Le strade bianche” è nato dal bisogno di ridare vita alla sua famiglia patriarcale, al nonno che raccontava di incontri con i briganti, al padre lavoratore instancabile che oltre a curare la terra, faceva da factotum ai contadini del villaggio, sapeva aiutare a far nascere vitelli e agnelli. Racconta la tragedia della guerra che sconvolse ogni cosa e uccise davanti ai suoi occhi i fratellini. Dalle strade bianche si andava in città e si tornava in campagna. Carlo, ormai avanti negli anni, torna a rivedere la grande casa patriarcale, ma trova campi silenziosi e tristi. Il Canto degli uccelli non più da sottofondo musicale alla fatica contadina, solo le cornacchie stridono volteggiando sulle discariche abusive sparse un po’ ovunque e, dalle orride villette, cani feroci lacerano quel silenzio di morte.