Domenico Grandi è un gallerista bolognese vicino ai cinquant’anni. Laurea, buone letture, modi gentili di sorvegliata cordialità, e un’antica passione per la pesca sportiva, anche se ormai vissuta soprattutto come percezione di toni cromatici e di odori legati a paesaggi d’acqua dolce. Una domenica mattina di inizio aprile, dopo una notte di pioggia ininterrotta, egli si trova sulla terrazza naturale di fianco alla cascata del torrente appenninico dove pescava sempre da ragazzo e a cui riserva ancora ogni anno una manciata di visite, come avviene con taluni luoghi della memoria. Proprio di lassù scorge un cadavere che affiora in un’ansa del laghetto sottostante nascosta da una tettoia di fronde. Si tratta, come verrà subito appurato, del corpo di un gigante solitario, muto dalla nascita e con dimora in una vecchia roulotte immobile da decenni. Un pescatore a tempo pieno, tanto abile quanto rude e selvatico, sfuggito da pressoché tutti gli abitanti del vicino paese. Il quadro oggettivo depone d’acchito per una disgrazia, ma nel protagonista, che osserva con attenzione e elabora con lucidità, sorge fin dall’inizio il sospetto di un omicidio. Inizia così, in parte suo malgrado, un’indagine privata legata innanzitutto al movente del delitto, che lo conduce a più riprese tra i muri di quel vecchio borgo appenninico in cui mai prima si era fermato, attratto soltanto dal vicino teatro di pesca. Scoperte e rivelazioni si dipanano lente e quasi in sordina, mentre si affacciano a turno dalla comune diversi tipi umani con cui l’improvvisato detective viene a contatto in un intrigo che gli propone, alternativamente, motivi di curiosità, di attrazione, ma anche, alla fine, di profondo sconcerto. Fino all’epilogo, che emerge quasi inatteso dopo una prima rassegnata conclusione, e che si ispira ai canoni logico-deduttivi del giallo classico. Ma in realtà l’enigma poliziesco è il supporto di una storia che intende essere soprattutto di conchiusa atmosfera, di immagini, ricordi e citazioni legati dal collante di una lieve e diffusa ironia.
Spassoso, colto, ironico. Trama gialla congegnata in modo coerente rispetto ai canoni classici, ma con finale in certo modo atipico.