Quasi cinquant’anni di storia d’Italia visti dal singolo cittadino, con i suoi vissuti, in un mondo, che ogni giorno, cambiava/cambia vorticosamente. Libero, un normale combattente, dei tanti, che allora c’erano, di quelli che potremmo definire di ”Partecipazione Quotidiana”, racconta se stesso e quel Paese che ci è rimasto dentro e che nemmeno ci sembra più reale. Tutto è cambiato, ma, man mano che leggi, i ricordi si sbloccano: non ti sembra più di ricordare un film visto ma una vita vissuta. Un ragazzo del sud, come tanti, parte per il nord e gli anni, le amicizie, gli incontri, gli scontri, le gioie, i timori, i lavori e la vita gli scorrono dentro in costante energia e all’improvviso è già “l’oggi”. Il viaggio delle speranze è sempre e comunque l’inizio di un sogno dove i Victor, i Carlo, i Piero, le Glorie, i Lorenzo, gli amici, i conoscenti diventano eroi di quel quotidiano che è poi l’avventura del vivere. La ricerca e l’iniziazione ai tanti lavori e alle differenti mansioni vengono raccontati con una tale partecipazione che ti sembra di essere lì: nel laboratorio, nel negozio, nella fabbrica, nell’officina. Ti sembra di sentire l’odore e il calore che esce dalla camera di fusione; ti ritrovi a mimare i gesti dell’apertura di quelle buste foriere di notizie che irrimediabilmente ti cambiavano il futuro prossimo: le assunzioni trimestrali all’Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni Italiane, le assemblee delle cooperative, le convocazioni in prefettura o questura e la chiamata di leva! “Chi non è buono per il Re non è buono neanche per la Regina!” Ti ripetevano fin da piccolo e “finalmente” per zittire tutti “coloro i quali avevano fatto la guerra e liberato l’Italia” anche tu “massiccio ed incazzato” eri militare. E dopo il militare Libero, ormai di nome e di fatto, tra la partecipazione sindacale e assestamenti lavorativi vari, si concede la scoperta di quell’Europa ancora postbellica che si ringhia tra i fili spinati. E poi Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Antonello Venditti e quell’intrecciarsi di colonne sonore di vite che portano Libero ai giorni nostri, senza rimorsi né rimpianti, scoprendosi a guardare UFO, dove l’Ufo non è solo lui ma siamo tutti! Prof. Luca Malvicini, docente universitario e direttore artistico del Teatro Gassman di Borgio Verezzi.