Tesfai è un giovane abissino scampato alla guerra Italo-Etiopica. Allo scopo di venderlo in Italia come merce il giovane verrà con la forza strappato dalla sua terra da gli stessi soldati che gli hanno ucciso i genitori. Sbarcato in Sicilia e, dopo vicende paradossali e fughe rocambolesche, Tesfai finirà prima a Palermo poi a Roma per lavorare come aiutante presso la casa di un ufficiale in pensione dal quale apprenderà correttamente la lingua italiana. Accanto al suo generoso padrone, che nel frattempo lo considera come un figlio, Tesfai spera di costruirsi una vita normale ma il destino è però in agguato, pronto per riservargli altre sorprese: l’abissino verrà utilizzato come facile capro espiatorio e ingiustamente incolpato per un omicidio che non ha commesso conoscerà il carcere. Riuscendo miracolosamente a fuggire e braccato dalla polizia, Tesfai vagherà di nuovo senza meta e giungerà per caso a Brest in Bretagna, li conoscerà un gruppo di pescatori algerini che favoriranno il suo inserimento nella comunità. Anche se per breve tempo, Tesfai condividerà con i nuovi compagni alloggio, abitudini e lavoro, come pescatore e come fornitore ai guardiani negli sperduti fari bretoni. Durante il difficoltoso rifornimento al faro Première Fenêtre, il gruppo degli algerini sarà vittima di una tremenda bufera che lascerà il solo Tesfai vivo nel faro ma unico superstite. L’abissino sarà costretto a vivere per diverso tempo in perfetta solitudine in un luogo lontano dal mondo dal quale sembra impossibile fuggire e, dal quale non si può nemmeno comunicare con la terraferma perché nulla più funziona. Aiuteranno l’abissino solo l’intelligenza e la voglia di vivere, ma l’agognato ritorno alla comunicazione con la terra ferma, oltre a diversi colpi di scena, riserverà per Tesfai un epilogo del tutto inatteso.