I fari abbagliavano i suoi occhi stanchi. Le auto che incrociavano la sua le sparavano raffiche di luce sulla retina, bucando i vetri spessi degli occhiali. Non c’era riparo a quelle frecce di luce taglienti che le impedivano di vedere la strada ingoiata dal buio di quella notte d’inverno, senza pioggia, né stelle, né vento, né foschia. Una notte qualsiasi, giunta dopo un giorno qualsiasi di intenso lavoro profumato di sogni sognati, inseguiti, realizzati, rimandati, impediti, vissuti, sudati, derisi, incompresi, condivisi, comunicati, tradotti in scelte, azioni, parole, perfino conti e bilanci, e poi conservati nel cuore. Storia di ordinaria dirigenza, insomma, un po’ più, un po’ meno…