Sradicare le strutture portanti dell’umanesimo classico, richiede cambiamenti radicali che non si mettono in atto in maniera semplice né immediata: si tratta di decostruire strutture radicate e incarnate nello scenario sociale, in maniera così salda da costituire ciò che a nostro avviso è la naturalità. In questo libro, guidato dalla lettura dei testi di Rosi Braidotti, ciò che maggiormente mi sta a cuore è il tentativo di fornire una mappatura adeguata del presente, un presente monopolizzato e manipolato dalla frenesia del capitalismo avanzato, un presente che non ci appartiene. Bisogna partire dalle radici per metter in atto un cambiamento che parte, prima di ogni cosa dalla trasformazione del sé, dalla dimensione personale, per giungere alla dimensione politica e relazionale. La rabbia che nasce dalle situazioni in cui versa la società, deve spingerci a modificare il presente nell’ottica della realizzazione dei nostri desideri, ad aprirlo verso alleanze trasversali, rapporti di collaborazione collettiva, lontani dalle logiche del capitalismo avanzato. Il presente deve tornare ad essere nostro, a promuovere stili di vita sostenibili e condivisibili: al centro la promozione di uno scenario post umano che spodestato l’Uomo, maschio, bianco, eterosessuale, della sua posizione di predominanza, pone al centro il primato della relazionalità, la rivalutazione della differenza. Insomma si tratta di prendere parte alla trasformazione, in modo attivo e propositivo, scardinare il fallologocentrismo e portare alla ribalta, una volta per sempre, ogni categoria etichettata, in modo dispregiativo, come il diverso, l’altro da. Agire per cambiare.