Roma ha svolto un ruolo importante nella vita e nelle opere di Cesare Pavese. Il primo contatto che lo scrittore ha con Roma è quello della reclusione presso le carceri di Regina Coeli dall’8 giugno al 4 agosto 1935 per l’accusa di svolgere attività clandestina antifascista. Lo stare chiuso in prigione gli impedisce di godere del bellissimo tempo e delle splendide passeggiate archeologiche di Roma che rimangono nei suoi ricordi. Dopo anni, nel giugno-luglio del 1943 si trasferisce a Roma per organizzare la filiale della casa Einaudi. Pavese si immerge nel fervore politico-culturale della capitale. È a Roma che Pavese inizia ad assumere all’interno della casa editrice Einaudi maggiori responsabilità e funzioni propositive e direttive, che formalmente gli vengono riconosciute quando nel 1945 assume il ruolo di direttore editoriale. A causa dei bombardamenti del 19 luglio Pavese torna a Torino e, in un clima di disorientamento, decide di rifugiarsi prima dalla sorella sfollata a Serralunga di Crea e poi presso i Padri Somaschi a Casale Monferrato, dove elabora la teoria del mito.