Il ritratto del Principe, da Augusto a Traiano, assume una fisionomia in bilico tra vero storico, finzione letteraria e paradosso adulatorio. Si susseguono, nella storia imperiale atemporale e universalistica dell’Urbe, personalità caleidoscopiche e complesse di sovrani molto differenti tra loro, legate ad un’analisi storica di carattere sociologico e a filtri soggettivi e di parte: si esalta, si adula, si dissente, si omette e si deforma il reale, giungendo ad un insieme prospettico di eventi e di fatti storici, per cui impegno politico e storiografia restano denominatori comuni. Letterati e artisti, all’ombra o alla luce di questo o quell’imperatore e del suo entourage, tendono a ricostruire la figura del sovrano seguendo un’ideologia, l’esperienza di vita, la condizione socio-economica attraverso strategie narrative e considerazioni personalistiche, mettono in luce paradossi, contraddizioni, ambiguità nella cura di un’immagine pubblica imperiale propagandistica, nelle relazioni di potere nel Palazzo imperiale, nel Foro, nel Circo e in quelle tra Roma e le province.