Miranda era il cognome della sua adorata mamma e che l’autore ha assunto per firmare queste sue memorie. Nato nel 1943, mentre le bombe sganciate dai “liberatori” americani distruggevano le case, le chiese e condannavano a morte innocenti persone. I suoi nonni emigrarono in America alla fine dell’800 tra migliaia di altri con le valigie di cartone colme di ricordi tristi e vestiti vecchi, ma di speranze “nuove”. Rientrarono in Italia dopo la grande guerra con abiti nuovi, valigie nuove e portafogli colmi del biglietto verde. Il libro narra episodi di vita vissuta, del sacrificio dei nostri padri che tornarono dalla guerra con gravi mutilazioni nel corpo e nell’anima, ricchi soltanto di vacue speranze, perché i governanti di allora trattarono i reduci come stracci vecchi. Già a suo nonno Lisandro, reduce della Grande Guerra e ferito in battaglia con una sordità bilaterale dell’80 per cento, non fu riconosciuta alcuna pensione risarcitoria, ma neppure suo babbo, giovanissima recluta, ebbe alcun riconoscimento dopo la fine dell’ultimo conflitto. Anzi, la casa dei nonni, distrutta dagli americani con un assurdo bombardamento, poterono ricostruirla soltanto dopo oltre 10 anni, senza alcun contributo, ma esclusivamente con il sudatissimo lavoro. E fu così che agli albori del 1960 ci fu una gigantesca corrente migratoria interna verso le grandi città del Nord. Nel 1963 il papà, “stanco di inutilmente salire e scendere le altrui scale”, decise di trasferire tutta la sua numerosa famiglia a Milano. È lì che ora abitano i suoi fratelli con le loro famiglie, mentre l’autore vive a Bari con sua piena soddisfazione, “grazie a Dio”.