L’autore si introduce nella presente materia narrativa in punta di piedi, cercando di evitare esuberanti clamori, ma aumentando man mano nell’intensità dei toni e nella profondità degli argomenti in un vorticoso crescendo rossiniano, che si avvia da poche ed essenziali note, afferenti alla quotidianità routinaria della vita, i cui eventi scorrono in un ipotetico calendario, metafora dell’eterna ciclicità del divenire, epifania esteriore della più intima e profonda realtà dell’uomo, la cui ricerca è la ricerca stessa del senso autentico della vita. Insomma le forme dello scorrere esistenziale rivestono, a mò di involucro esterno, l’asse speculativo portante del romanzo, il quale si svolge lungo il filo del dubbio, ovviamente connaturale alla natura umana, per non imporrre a nessuno verità dogmatiche e autenticate, dubbio, che apparentemente sembra oscurare la certezza dell’Assoluto, comparendo questo e scomparendo in una proiezione lontana in forma non chiaramente delimitabile. “Trattasi in definitiva della rievocazione di un piccolo mondo, del quale i nomi dei personaggi e le vicende umane sono frutto di fantasia, sebbene traggano ispirazione da una realtà vissuta, ma trasfigurata”.