L’Autore volendo rendere più piana, attraente e agevole la lettura della stupenda vicenda naturale e soprannaturale della Vergine di Fontebranda (Siena), parte da un’immaginazione. Incontra idealmente, non ha importanza dove, una suora bianco-vestita, avvolta in un ampio mantello nero. Curioso di sapere chi fosse quella donna splendente di luce sovrumana, si avvicina e con molta gentilezza circonfusa di rispetto e di meraviglia, le chiede: “Sorella carissima, di grazia, dimmi chi sei e donde vieni, perché, il tuo aspetto, a quanto sembra, è più di cielo che di terra?”. “Dici bene” gli risponde subito la Suora. Con molta dolcezza poi racconta tutto ciò che la riguarda. “In verità, io non sono più di questa terra. Lo fui un tempo molto lontano e, sotto certi aspetti affatto dissimile dal presente. Dico “affatto dissimile sotto certi aspetti”, perché se differisce per il progresso strepitoso scientifico e tecnologico, è identico per le passioni, buone e cattive, che si annidano nel cuore dell’uomo, in perenne lotta tra di loro, dall’istante del primo peccato fino all’ultimo giorno del mondo. Esse infatti sono in continua e aspra battaglia, finché sulla terra brillerà il sole, per aver la supremazia sull’umanità decaduta. “Ora, dal momento che tu vuoi sapere in dettaglio chi sono e in quale tempo son vissuta e, per grazia di Dio, mi è stata concessa la gioia di godere delle bellezze della creazione, ti racconterò tutto di me”. Comincia quindi, con molta semplicità, a raccontare la sua stupenda avventura della sua vita terrena.