La biografia come genere letterario può produrre diversi sospetti perché chi scrive intorno ai propri ricordi può impegnarsi nel fare apologia di sé e nel cercare giustificazioni in un invisibile e tirannico processo. Questa biografia ha invece la dignità di un romanzo in quanto completamente immersa negli ultimi cinquanta anni del Novecento e nell’alba del Ventunesimo secolo. È il romanzo di una donna, testimone di un’epoca che va dal dopoguerra alla globalizzazione, portatrice della femminilità del suo tempo, dalla mitezza di una schiava e dal cuore ruggente di una guerriera, che non ha il diritto di avere diritti anche perché il suo bisogno ideale di dolcezza e di tenerezza non viene mai coniugato, nella lotta sociale, con il successo. Soggettivo e oggettivo si intrecciano in modo originale dove dentro e fuori sono lo specchio, talvolta deformante, l’uno dell’altro.