Questa silloge di versi intreccia una storia autobiografica tra il poeta e la bellissima, per l'appunto "pulchra", Clara, riecheggiando la citazione "clara et pulchra", che i latini attribuivano alla Grecia, quale fosse una Dea. Altresì si ispira, in un certo qual modo, implicitamente, alla dolcissima e travagliata figura di Licia nell'epico e drammatico romanzo storico "Quo Vadis ?" di H. Sienkiewicz. La full immersione in chat, attraverso i social network, di siffatti personaggi non è ricercata, come sovente accade, nell'intessere amicizie ed incontri, ovvero alla caccia dell'anima gemella, ma si rivela del tutto casuale ed inaspettata. Analogamente traspare la conseguenziale trasfigurazione dell'iniziale conoscenza digitale e dell'induzione dell'amicizia in un sincero sentimento d'amore, sia pure virtuale, comunque intensamente idealistico, che si nutre di sogni e di speranze, alimentati dalla lontananza e dalla solitudine, per sublimare nell'amore reale, quello vero.