“Catarsi sull’isola di Ortigia” è un itinerario emotivo intrapreso dall’autrice nella città-mito di Siracusa, definita da Cicerone la più bella del Mediterraneo. Lo stile del Barocco intagliato nella pietra induce meraviglia nello spettatore. Osservando i simboli scaramantici mimetizzati nei sottobalconi si è pervasi dallo shock, mentre il mistero aleggia nelle viuzze strette come budelli; pura contraddizione al fasto delle Piazze dove impera la cultura delle tante dominazioni. Nella tragedia che vidi in compagnia di “G”, Sofocle esprime il concetto in cui l’uomo intelligente può riuscire a dominare il dubbio. Come Edipo quando incontra la Sfinge, siamo capaci di sconfiggere il mostro, ma non sarà possibile sfuggire dalla coscienza intrecciata alla legge arcaica ed ineluttabile del destino. I Greci furono i primi a intuire che la tragedia produce nello spettatore la catarsi, ed è in questa trasformazione che inizia il mio stato di bilocazione ipnotica…