È lo studio dell’economia politica, del ventennio fascista che mi ha affascinato e riportato all’attenzione del protagonista di questo libro: l’accademico De Francisci Gerbino Giovanni. Fu grazie al positivismo e all’affermarsi della scienza statistica che il liberismo iniziò a vedere l’economia come una scienza esatta, infallibile, non contestabile dalla politica. E, non essendo criticabile, non poteva che essere un tutt’uno con la politica, tutt’al più serva della politica. De Francisci rappresenta tre epoche: quella liberale, quella fascista e quella repubblicana. Sono tre epoche completamente diverse, eppure noi lo vediamo sempre prosperare; e non solo prospera come accademico, ma anche come una persona che ha ricoperto ruoli istituzionali molto importanti in una delle questioni più delicati della Sicilia almeno fino agli anni ’50. A prescindere dalla dimensione politica del De Francisci, però, c’è una dimensione proprio di responsabilità a livello accademico da intellettuale, che dimostra come in realtà poi le cose non sono mai cambiate in Sicilia grazie a questo tipo di personaggi, che comunque si accomodarono sempre nella migliore poltrona che potevano occupare, senza poi di fatto cambiare i problemi strutturali della Sicilia, nonché riflesso sulle politiche nazionali, le ha sempre determinate.