Positiva al covid-19, così inizia il racconto dell’autrice, alla sua prima esperienza letteraria, costretta a trascorrere ventuno giorni a stretto contatto con se stessa. Fortunatamente il virus l’ha colpita in modo lieve e quindi la sua “prigione“ è stata la sua abitazione. Tra noia, solitudine e paure questo contatto con se stessa ha fatto riaffiorare ricordi, sensazioni e stati d’animo e gli ha permesso di riflettere sulla sua vita, sul suo modo di essere, di pensare e di agire. Il respiro l’ha sempre accompagnata in questo viaggio, un respiro dettato dalla paura, dall’incoscienza, ma anche dalla gioia delle piccole cose e dalla voglia di normalità.