Più gioia (Mehr Freude) fu pubblicato nell'originale tedesco nel 1909 e subito riscosse un grandissimo successo, tanto da essere tradotto in tredici lingue (l'edizione italiana fu pubblicata a Roma nel 1911). Perché questo successo? Perché il volume sgorgava dal cuore grande e appassionato dell'autore, un vescovo pieno di amore per gli uomini e di ansietà per i grandi mali che vedeva incombere sulla società contemporanea: estraniazione dell'uomo dalla natura, dalla semplicità del cuore e dalla fede religiosa, scomparsa dell'innocenza nella gioventù e della bellezza nella vita degli adulti, alcoolismo diffuso e precoce, degrado dei divertimenti di massa e abbrutimento dei sentimenti e dei costumi... Questi ed altri fattori, tutti congiurati insieme per spegnere nel cuore dell'uomo moderno la gioia, e con essa la sorgente di ogni benedizione, felicità e fecondità della vita. Ma non sono questi anche i mali della società di oggi, che non si distingue, per questo aspetto, da quella di cent'anni fa se non per averli ingigantiti enormemente? Di qui l'attualità sorprendente di un libro che, sepolto nell'oblio dalle macerie di due guerre mondiali, riappare ora alla luce per far risuonare, con la sua voce profetica, anche la sua intramontabile nota di letizia, di fiducia e di speranza.