Sin dall’inizio della lettura, traspare chiaramente la forza della fede che spinge un ragioniere impiegato al municipio ad aprire un orfanotrofio per dare aiuto a tutti gli orfani della zona, grazie alla visione in sogno della defunta moglie e del Signore. Proseguendo nella lettura, il lettore si ritroverà presto coinvolto e immedesimato nella triste condizione di miseria e povertà in cui gli orfanelli vivevano, ma anche intenerito per l’originalità e la fantasia con cui i più piccoli riescono sempre ad addolcire i momenti di difficoltà come, creando dal nulla, giochi per trascorrere le loro giornate. Il testo, quindi, mostra la rappresentazione di una Sicilia in balia tra miseria e mafia, in cui gli omicidi si susseguono, giorno dopo giorno, ma proprio laddove la povertà impoverisce l’animo delle persone si arricchisce. Emergono la purezza e la bontà di Totò, il protagonista, che cerca di aiutare i propri cari, e non solo, cominciando a lavorare in tenera età. Molto toccante sarà anche l’amicizia che si instaurerà con un altro compagno sfortunato come lui. Totò era il bambino più bello: capelli biondi, occhi azzurri e sguardo vispo; toccava a lui il posto in prima fila alle processioni funebri e di preghiera. Era così bello, che in occasione dei cortei funebri baciava il morto prima che venisse sepolto. I familiari erano convinti che il bacio di un bambino orfano avrebbe aiutato il morto a trovare la pace nel sonno eterno.