È questo il racconto del divenire, genuino e doloroso, narrato tra passato e presente, di due esistenze qualsiasi, come le mille che ci sfiorano ogni giorno e che diventano eccezionali solo quanto vengono illuminate dall’occhio di bue della nostra attenzione. Solitudini che sfiorano tutti noi e che fatichiamo ad identificare come tali. Le si riconosce solo per la speciale luce che hanno nei loro occhi, per chi ha il dono di saperli leggere. Snodo della storia è la teoria della balena. Mammifero che vive in apnea, metafora della nostra “solita” vita, con i vincoli, i tabù, i doveri, e che, per sopravvivere, deve riemergere soffiando fuori l’aria: metafora del bisogno di ognuno, quasi terapeutico, di ricavarsi una occasione di bene-essere, spesso in solitudine. Ma quando questo piacere, sempre momentaneo, si riesce a viverlo assieme ad un’altra anima, le due metà della mela che Zeus divise si rincontrano ed allora è Amore. E Roberto ed Anna si ritrovarono, in un posto per loro magico, in riva al mare, in un tramonto di inverno a coccolarsi l’anima. Fu l’Amore. Da lontani, vicini.
Non conosco la tua storia, non posso risalire alle origini remote delle parole del tuo libro, ma so per certo, come amante appassionata del dipanarsi delle cose che noi chiamiamo Storia, che ogni evento di cui noi siamo parte, soggetti attivi o apparenti marionette, non è legato solo a noi, ma fa parte di un tutto, di una fitta rete di altri noi, mondi e sottomondi differenti, vasti quanto l'infinito, che esistono in quanto diversi e affinché si oppongano. Questa è la teoria generale del tutto che così si collega al principio di opposizione fichtiano: le nostre storie hanno il germe di tutte le storie, non sono nostre ma è come se lo fossero, e ci mostrano gli uni agli altri nel nostro necessario opporsi. Angela
Roberto e Anna sono due persone spezzate. E sono gemelle. Lo specchio distorto l’una dell’altra proprio come le due metà della mela che Donato Calamita racconta. Nel libro c’è molto dialogo e ci sono anche molti spazi vuoti, le pagine bianche amplificano l’impianto psicologico. Vengo da una cultura in cui il non detto conta forse più di quanto si dice veramente. E tu, caro Donato, sei uno scrittore che ha una concezione anche spaziale delle storie, lo hai imparato da Calvino?: se lasci uno spazio disponibile il lettore trova la sua casa, vi si adagia, la coltiva. S’impossessa di quanto gli spetta, perché una storia è scritta bene solo se diventa del lettore. Questa è una storia che sembra generata dal principio di opposizione. Sei partito dalla Teoria Generale del Tutto per la sua storia e dal principio di opposizione? Sembra di si, ma tu la porti ad unità perchè una volta generate, le storie hanno il dovere di essere profonde e di non accettare, o peggio propagandare, manicheismi. Mi appassiona la precisione con cui la natura costruisce metafore e dispositivi per interpretare le nostre inadeguatezze e tu le insegui. Se i politici applicassero la Teoria Generale del Tutto troverebbero lo spazio per collaborare. ma tu sei un politico atipico, l’ultimo dei razionali romantici. Per questo vorrei conoscerti di persona e ringrazio l’amico che mi ha fatto dono di questo romanzo per il mio compleanno. ho serenamente pianto, perchè siamo tutti “balena”
Alle 5 di stamattina ho finito di leggere le ultime parole del tuo libro che ho divorato. Ho gustato ogni parola, ogni pensiero, ogni bella e significativa espressione. Ho messo mille orecchiette come faccio ogni volta che un libro mi piace davvero, perché poi torno indietro a rileggere i brani che mi hanno di più suggestionata. Mi hai commossa per la storia di Roberto. Un inno all’amore in un momento in cui la gente è rattristata dalla crisi, da una politica infelice, da una fragilità diffusa. Con il tuo libro ci hai confortato. Ci hai scritto che l’amore non può conoscere la crisi, non ha età e trionfa sempre alla fine. Grazie amico mio, un dono stupendo. Gina