Soffermandosi sulla “natura”, l’autore intende toccare un argomento che spesso non gli sembra sempre focalizzato nel modo dovuto. Lo fa evidenziando il pensiero dell’esegeta Heinrich Schlier e del filosofo Augusto Del Noce. Essi non sono tanto seguiti nella problematica corrente, ma, a giudizio dell’autore, ciò si è verificato non già per una discussione di merito, ma prevalentemente per “rimozione”, dovuta a sudditanza alle mode culturalmente prevalenti. Ecco perciò dello Schlier evidenziato il concetto di “rivelazione”, che tiene presente proprio quelle teorie storico-filologiche, che portarono altri alla demitizzazione del Testo Sacro, lui, invece, ad una soggettività, che è più “oggettiva” della esattezza storico-letterale. Ma anche sull’esistenza e sulla portata delle potenze demoniache, è decisivo il discorso di Schlier, pur se circondato dal silenzio e dal disinteresse dei teologi. Di Del Noce, l’autore ricorda – a sottolinearne l’importanza del pensiero – il richiamo fatto agli altri filosofi del “dubbio metodico”, che Cartesio pose a base dell’autenticità di ogni discorso filosofico: oggi tale dubbio, e per la stessa finalità, è da collocarsi “sulla storia della filosofia”, senza cui ogni filosofo non può legittimare il suo dire.