Non avrei mai pensato di scrivere un libro, di diventare uno scrittore. Io ho avuto la necessità di scrivere, di raccontare quanto la gente più umile mi ha insegnato. Avevo paura di dimenticare le cose vissute, le cose viste e sentite, particolari che mai più mi sarebbero apparsi agli occhi, certo che nella vita non si ripetono. Nel mio racconto non parlo di nobili, re, principi e regine, parlo di umili pastori, massaie contadini, che intenti nei loro lavori manuali, riescono a spaziare con la mente libera di pensare, ricostruire e capire l’evoluzione dei fatti, delle circostanze, degli avvenimenti e combinazioni che si intrecciano e completano ogni mosaico che di volta in volta la vita ci consegna i tasselli.