Il libro è ambientato negli anni ‘50, in un paese della Sardegna. La trama si dipana entro un universo femminile con i suoi ritmi arcaici tramandati di madre in figlia: il corredo, il pane, i riti religiosi, le superstizioni... Vittoria, ritenuta da molti bambina miracolata, racconta e descrive avvenimenti e sensazioni, ma soprattutto vuole comprendere ciò che esula dalla realtà. È il padre allora che interviene e l’affascina con narrazioni antiche o inventate al momento. Lei ama il mondo che intravede in quei racconti e le piace la compagnia degli adulti perché da essi attinge conoscenza. Proprio a questa fascia d’età appartiene la sua amica Rosa Maria. In verità non la si può definire adulta perché è una giovinetta diciassettenne, tanto ingenua e pura da essere considerata strana. La ragazza ama percorrere le vie del paese in lungo e in largo, seguire la nonna esperta nella colorazione dei tessuti e aiutare il prossimo senza avere nulla in cambio. È proprio nell’esercizio di questa funzione che nasce l’amicizia fra le due, infatti, vedendo la bambina in pericolo, Rosa Maria interviene prontamente. Vittoria vuol conoscere tutto di lei, anche i fatti che sicuramente non può capire. Non si può certamente raccontarle del fidanzato e poi marito Toni, della loro prima notte di nozze, della sua vedovanza e dei discorsi con il defunto marito. Eppure Vittoria è consapevole delle difficoltà dell’amica e vuol condividere il suo dolore e la disperazione nel vederla partire.