Roma, Gennaio 1813. Se potessi non pensarvi, non immaginarvi, non desiderarvi, ancora, se potessi desistere nel vedervi e avessi or ora la l’autorità di esiliarmi da questa lettera, da queste parole, da questa irrefrenabile smania di scrivervi solo perché scrivendovi sventro e dilato la barriera del silenzio e della distanza, vi direi di non amarvi quanto voi amate me. E perché mentirvi sapendo di mentire a me stesso? Perché ergermi al di sopra di una verità immune ad ogni finzione? E’ del tutto evidente che le nostre anime, malgrado le avversioni e i vincoli, siano ormai ancorate al cuore di un’unica passione dalla quale, nutrendosi come le api si nutrono del nettare, sorseggiano quanto di più vivo ed essenziale che si possa sperare. Ed è evidente che né io né voi abbiamo la facoltà e il domino di dosare il fluido vitale nel calice. Se il mio cuore ha peccato, voi ne siete la colpevole. No, perdonatemi, ho pronunciato un’eresia. Il cuore non pecca, il cuore ama. Il cuore è un bambino viziato, sfacciato, non teme vergogna. Un cuore innamorato è machiavellico. Un cuore innamorato è immorale. Un cuore innamorato non si confida con la mente. Egli è anche mente. Vi chiederete, dunque, se amare è un peccato? Si, talvolta amare è un peccato e, consentitemi di puntualizzare, un pericoloso peccato. Voi e voi sola ne siete la colpevole. Una colpevole innocente, avete ragione, ma pur sempre imputabile di aver indotto il mio cuore a peccare. Voi, donna di tatto e di mondo dalle cento e più virtù siete cosciente della vostra mancanza, eppure, vi compiacete di un cuore che pecca per quel che di voi, sapendo di peccare, felice di peccare, venera. Voi, donna, madre e moglie, siete la vera peccatrice. Voi dovete espiare la colpa non il mio cuore. Avete goduto della mia carne, delle mie doti avvezze ai piaceri femminili, del mio esser uomo e maschio in un rapporto di colpevoli silenzi ed intime complicità. Ed ora mi supplicate di restare nell’ombra di una passione peccatrice che solo il Dio sa come e quando cambierà le nostre vite. Ebbene, che ombra sia fin quando, il cuore, peccando, pulserà per voi. Giulio