Le paradossali disavventure vissute, fecero capire a mio padre, che emigrare, a volte, significa voltare le spalle ai problemi, e questo non ti allontana da essi… gli dai solo la possibilità di colpirti da dietro e a tradimento, come è successo a lui a Livorno. Il mio arrivo a Livorno negli anni sessanta, coincise con il boom dell’immigrazione dei meridionali al nord. Le incomprensioni, l’intolleranza e la diffidenza, verso i meridionali, beffardamente chiamati “terroni”, furono i primi ostacoli che dovetti affrontare e superare da solo e in silenzio. Racconto un brandello di vita di un adolescente, vissuto un po’ da clown e un po’ da acrobata, alla ricerca di quell’equilibrio tra le cose della sua esistenza che aveva smarrito sin dal primo giorno di scuola, in quella che sarebbe diventata la sua nuova città.