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Passaggio nei sottoportici

 
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Nel testo sono inserite diverse vicende di un recente passato, ancora gravide di conseguenze nel momento in cui tutti i personaggi sono vittime delle incertezze del cambiamento più veloce dei loro stati di coscienza. Ma vi appare anche il grido della comunità locale offesa dall’inganno dei politici verso le innovazioni incontrollate accolte. La crisi economica, non prevista, è sfociata, d’improvviso: fuga e dislocazione all’estero di impianti industriali o in chiusure delle fabbriche che non reggevano più in una insostenibile economia globalizzata. Di fronte a questi terremoti, nessuna previsione o intervento pensato da chi doveva attutirne i danni; molti imprenditori, come Giovanni il marito di Elena, col fallimento delle imprese hanno concluso anche la loro vita nel suicidio. Fenomeni come la dislocazione all’estero delle produzioni, lo sbarco di migranti islamici con le conseguenze inevitabili che stanno producendo, la globalizzazione dell’economia e la apertura delle frontiere ce li siamo trovati nei risvegli del mattino. Si ripete con migranti il superficiale modo di accoglienza della prima migrazione: quella del travaso dal sud al nord di contadini che diventavano operai; il tutto senza alcuna valutazione umana dei disagi. L’abbandono di Elena dell’Italia – il personaggio femminile centrale della vicenda – verso l’Istria, ove erano le sue antiche radici, ricuce tutte le narrazioni dei drammi psico-sociali legati al tema del “mal d’Italia” percepito. È addolorata per la fine del marito, un imprenditore che conclude col suicidio il fallimento dell’azienda. Perduto l’ultimo possibile lavoro, il suo ritorno nell’Istria, ove c’erano ancora i sopravvissuti della sua antica famiglia, assomiglia al recupero delle antiche radici vitali. La vicenda di Elena nasce dal non voler aggiungere altre delusioni al suo tormentato cammino; poter vivere nel caos italiano, dopo la caduta dei suoi miti, è una richiesta che oltrepassa le sue capacità logiche e psicologiche. Né l’amore riproposto in età avanzata dall’amico del marito la possono trattenere.  La città e la narrazione terminano nel posto dove gli uomini si dividono: quella stazione ferroviaria dove Elena lascia tutti i ricordi e l’unico amico sulla pensilina del binario, in un definitivo addio.

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