Dante è indubbiamente un cristiano, come si deduce, anche e soprattutto, dal XXXIII° Canto del Paradiso, e, pertanto, può essere compreso soltanto in una visione autenticamente cristiana della storia dell’uomo di tutti i tempi. Il sommo poeta fa parte integrante della religione cattolica, perché tutto il suo poema è l’indice rivelatore dell’amore di Cristo. Il suo viaggio, nel corso delle tre navigazioni, è sorretto, usque ad finem, dal desiderio di vedere Dio. C’è sempre stata, da poco più di duemila anni, la nostalgia di una Presenza, di un Volto nascosto che, in un abbraccio affidabile, accoglie tutti nell’amore. I misteri che Dante contempla, quando fissa il suo sguardo nella profondità della mente di Dio, sono l’Unità dell’Universo, la Trinità, l’Incarnazione e la Risurrezione. Con grande incisività, soprattutto nel Paradiso, viene delineata la figura del mistico, il senso di un’esperienza di creatività e di trascendenza che costituisce il livello più alto della spiritualità cristiana.
«Fra tutte le dimostrazioni filosofiche dell’esistenza di Dio suona la più persuasiva quella di cui non è fatta menzione nei manuali: “Esiste la Trinità di Rublëv, perciò Dio è”» (Pavel A. Florenskij, Le porte regali, Saggio sull’icona, Ed. Adelphi, Milano 1977, 64).