Dieudonné R. era nel 2003 un rifugiato della guerra tribale tra Lendu e Hema nel suo Paese e ha subito tante altre ingiustizie anche nella sua carriera scolastica e nelle amicizie. Continua ad affiancarsi al fenomeno degli immigrati in terra tunisina. Ha iniziato a scrivere queste poche pagine appena arrivato a Ballarò/Palermo dove sono stati accolti molti suoi colleghi africani e di altri continenti. Al di là di tutto, dopo il COVID-19, il mondo continua a conoscere l’uomo nella sua “regionefobia” , nella sua “etnofobia”, nella sua “xenofobia” e nella sua “colorefobia”. Ma con la nuova concezione filosofica dello scrittore abate Louis Mpala “Omocentrismo ” che qui sta diffondendo, l’uomo può fare i conti con una convivenza umana con l’altro; primo, un pellegrinaggio esistenziale tra umano e umano, verso un “Harambee” (sinodalità), in un “Ujamaa” (comunitarismo), per un “Ubuntu” (umanità) migliore, già auspicata dai padri dell’indipendenza africana. Secondo, come essere umano accettato ovunque senza scrupoli o pregiudizi. L’uomo è il suo cuore. Il suo colore e il suo passato non sono niente nella sua esistenza con l’altro.
Je suis vraiment dans une forme de joie de lire un lire un Livre comme celui-ci, qui, audelà de mettre l'homme au centre de toute occupation mageure de l'humabité, l'auteur me laisse perplexe quant a sa façon d'approche, d'ouverture de la philosophie par rapport aux developpement integrale de l'homme... tres bel livre en tout cas...
Bellissimo