Questo saggio provocatorio, intellettuale e insieme viscerale, da cittadina indignata, spesso paradossale e contro intuitivo, di Maria Grazia Gemelli, dal titolo inquietante e ironico “Un Paese in fuga e non solo”, sottotitolato “saggio sui sentimenti morali degli italiani”, entra nella fisionomia di quello che, decenni fa, era il temuto scenario del futuro caratterizzato da caduta del pensiero ideologico, crescita della disoccupazione, globalizzazione, incertezza e precarietà. Ecco, oggi, ci siamo dentro.
“La Storia non è lineare, la Società non è razionale, il Concetto non è la realtà. Signori, benvenuti a bordo del Terzo Millennio, nel post-moderno e nel post-industriale” questa la frase che crea un filo conduttore lanciato a un Paese impaurito e frammentato. Al di là delle sintesi degli scritti di studiosi, di filosofi e di economisti, e dei fatti descritti, per esempio, Bagnoli e il Movimento No/Tav, il saggio, oltre a documentare, per contribuire all’alfabetizzazione economica dei non addetti ai lavori, in una forma amichevole, vuole indicare dei segni su come l’essere umano divide il Bene dal Male. Non i buoni e i malamente, definiti una volta per tutte, ma un’indagine sul senso del relativo, tragico specchio della condizione umana, per pensare in profondità. I crimini legali, le utopie e le distopie, la torre di Babele, la ricerca dell’anima, il principio di legalità, la concorrenza sleale della Mafia, il bisogno di trascendenza, la colpa e il karma, la Burocrazia, la meritocrazia, i privilegi e l’inefficienza, la Banca Etica, sono tutti fenomeni colti e rappresentati dall’autrice in compagnia delle pulsioni profonde che li attraversano. Questo è un saggio scritto per i giovani, che, vittime di bulimia delle informazioni, non riescono a seguire un filo d’Arianna, angosciati dal caos del mondo moderno.