Il testo, tra il serio e il faceto, propone una riflessione sulla noncuranza con la quale si continua, nel terzo millennio, a perpetrare un’ingiustizia che ha prodotto una grande sofferenza nell’animo di molte persone che devono accettare di identificarsi - specie in tenera età - con un cognome a volte ridicolo a volte dispregiativo, solamente perché qualcuno, secoli e secoli or sono glielo ha gratuitamente assegnato, per disprezzo o per scherno. I personaggi - ovviamente di fantasia - con nomi e cognomi del tipo, muovono le loro vite in uno spazio senza confini e in un tempo indefinito.