Amore per il proprio lavoro, buon gusto, cortesia, rispetto rigoroso dei tempi e dei modi concordati, ottimi i risultati: un vero prodigio, esempio rarissimo in questi tempi non eccelsi del nostro Paese. Sinceri e convinti sono dunque i complimenti che porgo a Vito Pacelli e ai suoi collaboratori, cui sono molto grato per avere compreso appieno lo spirito del mio racconto storico, trasformatosi grazie a loro in un libro ben stampato e dalla splendida copertina.
"Umberto Vitiello, detto “Vadìm”, slavista, francesista e scrittore, è nato alle falde del Vesuvio di fronte all’isola di Capri, nella Contrada Leopardi della città di Torre del Greco (Napoli) – da Luigi Vitiello – pioniere dell’aviazione, imprenditore edile e uomo politico prima e dopo la dittatura fascista – e da Ermelinda Forte, vissuta fino a qualche anno prima del matrimonio a Pavia, dove aveva appreso a suonare il violino da un noto maestro. Quarto di cinque figli, ha avuto tre fratelli e una sorella: Pietro, Ele, Gennaro (il famoso regista teatrale morto prematuramente) e Mario. Laureatosi con 110 e lode presso l’Università Orientale di Napoli con una tesi sul diritto d’autore nell’Unione Sovietica, è designato come unico rappresentante italiano di tutte le cattedre di slavistica delle Università italiane al Primo Seminario Internazionale di Lingua e Letteratura Russa che si svolge a Mosca nel luglio del 1958. In settembre, invitato dall’Associazione Italiana per i rapporti culturali con l’Unione Sovietica, tiene a Grottaferrata una relazione sui lavori svolti al Seminario di Mosca. Lo stesso anno vince una borsa di studio internazionale e inizia a frequentare un corso post laurea di specializzazione in etnologia sociale di due semestri presso l’Università di Belgrado. Dove nel marzo del 1959 viene informato della morte di suo padre. Ha viaggiato e soggiornato per studio in vari Paesi d’Europa. Membro di un’Associazione Umanitaria Internazionale, dal 1955 al 1963 ha contattato e aiutato alcuni dissidenti – artisti, intellettuali, religiosi – dell’Unione Sovietica e dei Paesi dell’Est Europeo. Ha lavorato come sovietologo e traduttore dal russo nel settore “Studi e Progetti” della Montecatini di Milano, città in cui s’è sposato con Maria Luisa Magnocavallo, docente di lettere nei licei. Dal matrimonio sono nati Ermelinda-Vadìm e Luigi-Vadìm. Dedicatosi alla scuola, ha ideato e diretto importanti sperimentazioni didattiche e pedagogiche ed è divenuto preside in istituti medi superiori. È suo il Metodo Strutturale di Ricerca Epistemologica Interdisciplinare (MSREI). Per i saggi e gli articoli di turismo e di gastronomia, il 31 marzo 1990 il Conseil Magistral des Disciples d’Auguste Escoffier, che tiene il suo Grand Chapitre all’Hôtel Mediterraneo di Sanremo, gli conferisce il titolo onorario di “Disciple d’Escoffier”. È autore di articoli, saggi, racconti e romanzi, tra cui: “Parigi” con la collaborazione di Linda-Vadìm (SugarCo Editore, Milano), “Il sale di Napoli” con la collaborazione di Maria Luisa Magnocavallo (Mursia, Milano), “Un secolo da dimenticare” (Ego, San Pietroburgo), “Amanti oltre il sesso e la morte, la vera storia di Abelardo ed Eloisa” (Booksprint Edizioni), “Mon école” (Booksprint Edizioni), “Il curatore segreto del Vaticano” (Lupo Editore), “Ancora il sangue di Abele. Nazi e fondamentalisti son tra noi” (Lupo Editore), “Gente del Vesuvio” (Booksprint Edizioni), “La doppia vita di François Delvaux” – testo in italiano e russo – (Vertigo Edizione). È coautore di “Francia”, un saggio-guida in 2 volumi scritto con Luigi-Vadìm Vitiello (Calderini, Bologna) e di “Parigi 1789-1799: gli anni della Rivoluzione”, saggio scritto con Linda-Vadìm Vitiello (Atheneum, Firenze). È autore di varie traduzioni, tra cui: “Consigli e istruzioni del giardiniere di corte di Caterina la Grande”, saggio del ’700 tradotto dal russo (Sellerio, Palermo). Dal 1968 vive a Pesaro.