«Strano lavoro, il mio. Ma forse è sbagliato chiamarlo così; sarebbe meglio dire: strana occupazione la mia. A pensarci bene, però, la mia attività non corrisponde né a un vero lavoro, né a una vera occupazione, come s’intende oggi. In questo secolo? In questo decennio? Perché le cose possono cambiare, e anche rapidamente: abbondano gli esempi. Di sicuro posso affermare che oggi non troverei un documento d’identità personale nel quale, in corrispondenza della voce “professione”, ci sia scritto “ascoltatore”.»