“Girovagando per tutto il Continente, avevano finito per somigliare agli zingari di cui avevano assunto l’aspetto pittoresco, il comportamento sfrontato, il linguaggio buono per ogni contrada, loro, analfabeti nella quasi totalità”.
In queste parole è riassunta la fascinosa saga popolare che aveva preso vita già nella seconda metà del Settecento partendo dalle montagne dell’Appennino Ligure/Emiliano nell’Alta Valtaro e Valceno, saga che si concluderà con l’esplosione della prima guerra mondiale.
Gli “Orsanti”, quelli che girovagavano dappertutto facendo ballare gli orsi e le scimmie, col tempo e la fatica allargarono le loro misere compagnie di giro e i loro orizzonti; qualcuno agli inizi del novecento riuscì a diventare proprietario di grandi Circhi Equestri.
“Orsanti” è il racconto appassionato e drammatico di gente che fugge dalla miseria e si inventa questo speciale mestiere. Gli avvenimenti si focalizzano sull’avvento del nuovo secolo mettendo a confronto due mentalità, due culture opposte: quella “vecchia” della tradizione (il padre Alfredo) e quella “moderna” del Novecento (il figlio Francesco).
L’autore, da sempre affascinato dai racconti di familiari di questa gente, intervista molte famiglie, da loro raccoglie episodi, materiale fotografico, cimeli del mestiere e stende una sceneggiatura cinematografica che però nessuno prende in considerazione.
Dopo una ventina d’anni decide di trarne un romanzo.