Chi di noi almeno una volta nella vita non si è rallegrato del fatto di volgere lo sguardo al cielo? Tutti noi, abbiamo fin da bambini osservato con totale sorpresa il Sole. Piuttosto che ammirare la magia che elargisce la signora della notte, la Luna. Chi di noi scrutando ammutoliti la volta celeste, non ha galoppato con la fantasia osservando e immaginando paladini del firmamento, i Pianeti come mete irraggiungibili? Tanti hanno espresso desideri con il giungere inaspettato, delle principesse dalle chiome lucenti, le Comete. O piuttosto che sognare di assegnare il proprio nome a una stella? Ebbene sicuro l’uomo non si stancherà mai di rivolgere lo sguardo a tale volta imponente e sfolgorante. Ed è proprio a seguito di tale stima che prendono voce le note di cielo generando una rapsodia, dopo averlo osservato quasi giornalmente. Senza indugiare a poterlo osservare con marchingegni da osservatorio, bensì semplicemente da quel poco che gli occhi sono in grado di vedere. E proprio tramite il suo teatro di comparizioni si è introdotti in confini inattesi. Sormontando scogliere a picco sul mare … Incrociando fiumi di delicatezza … Attraversando distese brulle ... Si è trascinati, dove la creatività paladina regna sovrana, dando respiro alle riflessioni che generano … melodia. Quel bagliore … Rapsodia
Complimenti Marisa come per la pittura non hai confini, riesci con l'esplorazione dell'anima a trasporrere la tua immaginazione creativa. Sinceri auguri Gerardò