Il romanzo percorre un arco di tempo che va dal 1943, sbarco degli alleati in Sicilia, al 1981, morte del Cavaliere. L’autore del romanzo, attraverso il suo protagonista, ripercorre il suo passato come un flashback esiziale, un trascorso che sebbene raccontato, lo rivive in tutta la sua prepotenza, quasi a non volerlo dimenticare. E ciò fa con tale partecipazione, che i ricordi stessi gli creano una certa sofferenza per il degrado dei luoghi raccontati e, al tempo stesso, un godimento nel rivivere minuziosamente i singoli avvenimenti del protagonista che in fondo sono i suoi.
In questa prospettiva il lavoro diventa prezioso in quanto documento di un relativamente esteso periodo storico sofferto e goduto nello stesso tempo, i cui effetti si prolungano nel tempo fino a essere percepiti ancora come attuali, ma acquista anche originalità, perché non lascia indifferente lo scrittore il quale si fa personaggio secondario chiaramente estrinsecato nel suo ruolo di protagonista.
Confermo pienamente le notizie storiche riportate nel tuo volume e Ti auguro lunga vita ! un tuo ex compagno di scuola media
Spero che tu ricordarai di me. Mi chiamo Maria Tardino figlia di mamma Maria, come la chiamavi tu. Come stai e tuo fratello Mario. dove sta e cosa fa? Un abbraccio affettuoso come eravamo noi piccoli. Con affetto, Maria Tardino.
Nel ritratto di una Sicilia sterire e umile, quasi eliotiana, ferita da una guerra che l'ha deturpata, si inserisce gradualmente la figura del Cavaliere. Uomo d'altri tempi, come enfatizzato dal superlativo del titolo, è contraddistinto da una moralità pura e un temperamento a tratti arrogante e superbo, ma sempre coerente, che rispecchia appieno la "sicilianità " che l'autore fa volutamente emergere in tutto il suo percorso. Aspetto esaltato dalla presenza di espressioni e locuzioni dialettali. Pirandello diceva che la lingua esprime il concetto, il dialetto il sentimento. Leggendo "Cavaliere Ultimissimo", attraverso il dialetto siciliano e la cultura ad essa sottesa, si recupera quel rapporto viscerale con la propria terra; un rapporto intimo e denso di sentimento. L'autore, che si intercala nel suo racconto nei panni di Cosimo, funge da tramite tra il lettore e gli eventi, rendendolo protagonista delle vicissitudini e delle sensazioni più intime, grazie ad una magistrale ed accurata capacità descrittoria. Non mancano metafore divertenti e di spessore che si innestano perfettamente all'interno dell'opera, capaci di strappare un sorriso e allo stesso tempo di sensibilizzare chi legge, riuscendo altresì a rendere la lettura piacevole, scorrevole e mai banale. L'amore, la passione carnale, l'amicizia, il morboso attaccamento al suo paese "Ficamara", aleggiano nella vita del Cavaliere come mezzo indispensabile della sua esistenza, facendone il fil rouge dell'opera stessa. Tali tematiche si intersecano con estrema serietà e armonia senza mai aggrovigliarsi, creando un connubio perfetto tra la piacevolezza della lettura e la riflessione filosofica.Interessanti risultano a tal proposito gli interrogativi che l'autore pone a se stesso e al lettore sul mistero della morte, sull'essenza dell'agonia e su quello che vi può essere dopo il trapasso...i millenni trascorrono ma i quesiti rimangono: che cos'è¨ la morte? Perchè¨ ci spaventa? Che c'è¨ dopo di essa? L'ignoto è da sempre stato un cattivo compagno per l'uomo, il non sapere l'esistenza di un aldilà fa apparire la nostra vita insignificante: perchè nascere se poi si deve morire? Che scopo ha la vita se poi dobbiamo abbandonarla? Sono queste le domande che maggiormente emergono nelle prime pagine del testo. E'un libro stimolante e riflessivo, che getta uno sguardo attento e amorevole sulla terra di Sicilia, sul territorio, sulle tradizioni, sulle usanze e costumi con narrazioni e aneddoti che lasciano traguardare un senso di appartenza non comune. Gradevole e significativa risulta infine l'indole poetica dell'autore che ben si accosta alle descrizioni dei personaggi e dei luoghi, rendendo tale opera profonda e allietante capace di lasciare il segno a chi la legge.