Nell’oscurità di una cella dell’Inquisizione prende avvio la vicenda che porterà i due protagonisti dalla vita laboriosa e serena vissuta nella Repubblica di Genova, attraverso circostanze imprevedibili e dolorose, fino a Istànbul, di là dal mare. Soprattutto li costringerà a discendere nella profondità del proprio credo alla ricerca della coerenza indispensabile per proseguire nel cammino. O intraprenderne uno nuovo. Frate Zefirino da Teriasca, fintamente accusato di stregoneria, è incarcerato con frate Lorenzo da Varese, reo di aver partecipato al furto del Volto Santo – il lino su cui si narra sia rimasto impresso il volto di Cristo, conservato nel convento di San Bartolomeo degli Armeni, a Genova – con l’incarico di strappare al compagno di prigionia la confessione di altre eresie o il nome dei complici. Diffidenza e disprezzo verranno presto spazzati via dalla crudeltà e dall’ambiguità dei metodi dell’Inquisizione, lasciando spazio a solidarietà e comprensione. La narrazione si snoda ricca dei personaggi umanissimi e accuratamente tratteggiati nella vita e nei territori della vicenda: i labirinti del tribunale dell’Inquisizione, le sale dei palazzi signorili, le terre della Provenza, l’ombra dei chiostri, i vicoli animati che conducono al porto di Genova, le imbarcazioni veloci e segrete, le strade di Istànbul, i suoi giardini, i suoi misteri. Suoni, voci, colori, luci si fondono con gli odori tipici di quegli spazi e botteghe: fiori, legno, cera, spezie. La fantasia della narrazione si accompagna alla scrupolosità dei riferimenti storici e della descrizione di luoghi e dettagli, creando un romanzo che, prendendo il via da un fatto realmente avvenuto – il furto del Volto Santo – ci conduce nel buio di un’epoca che già intravede i lumi di tempi nuovi.