Il racconto narra la vera esistenza di Secondino, i suoi primi tre articoli del 1917 mai ritrovati, oppure la parte più intrigante e travisata dagli studiosi, quando passò alcune informazioni alla questura romana e mai all’OVRA, perché infiltrato secondo ordini moscoviti. Perciò Lenin e Münzenberg ne fecero l’artefice di importanti eventi internazionali antifascisti, come competeva ad un “rivoluzionario di professione” e non ad uno scrittore.